Nel nucleo dell’Asia centrale, dove il movimento turistico lungo il Percorso della Seta è in costante espansione e le nazioni sono in un periodo di crescita economica, stanno emergendo nuove possibilità nel settore vinicolo: Kazakistan, Uzbekistan e Azerbaigian.
Durante il wine2wine di Verona il mese scorso, Artem Lebedev – fondatore della prima scuola di sommelier in Asia Centrale, che vive in Kazakistan dal 2016 – ha tenuto una conferenza sull’argomento, successivamente discussa anche da Meininger’s International. Ha descritto come i mercati del vino nell’area dell’Asia centrale si stiano ampliando, nonostante più del 90% della popolazione sia di fede musulmana e quindi non possa consumare bevande alcoliche.
Questa regione vanta una lunga storia di scambi commerciali, essendo stata il punto di intersezione tra Occidente e Oriente, Nord e Sud, ossia il Percorso della Seta. La maggior parte del territorio dell’Asia centrale non è adatto alla coltivazione di cibo o uva, ma questo ha favorito lo sviluppo di un fiorente commercio, che include anche la vendita di vino.
Kazakistan
Il consumo di vino in Kazakistan è modesto, pari a circa 3 litri per persona, ma va notato che sette anni fa era di soli 1,5 litri, quindi si è raddoppiato in meno di dieci anni. Il Kazakhstan è anche un paese produttore, con molte vigne piantate durante l’epoca sovietica. Nel 2021, il paese ha esportato vino per 42,4 mila dollari, principalmente verso Russia, Mongolia e Lituania. La popolazione totale è di circa 20 milioni, di cui metà è musulmana. Considerando l’età legale per consumare alcolici, si stima che ci siano circa 7 milioni di potenziali consumatori di vino.
I vini italiani sono i più venduti, con prezzi che vanno dai 5-6 euro a bottiglia nei supermercati, ma è possibile trovare anche vini che costano tra gli 80 e i 1000 euro. Lebedev osserva che c’è uno spazio vuoto nella fascia di prezzo da 6 a 20 euro, dove la concorrenza è scarsa. Tuttavia, al momento, il mercato di fascia media è difficile a causa della polarizzazione del consumo di vino tra prodotti economici ed estremamente costosi.
Secondo l’Observatory of Economic Complexity (OEC), tra il 2020 e il 2021 il Kazakhstan ha importato vini per 35 milioni di dollari. Secondo Lebedev, il consumo è più elevato nella capitale Astana e ad Almaty, la città più popolosa, dove si aggira intorno ai sei o sette litri per persona. Un livello simile a quello della Russia prima della guerra.
Infatti, uno dei fattori che contribuiscono alla crescita dell’economia vinicola del Kazakistan è la presenza dei russi. Questa tendenza si osserva anche in Paesi come l’Azerbaigian, l’Uzbekistan e la Mongolia, dove le vendite di vino aumentano quando si concentra la comunità di emigrati russi. Un altro fattore è l’interesse crescente dei giovani kazaki per il viaggio e lo studio all’estero, che li avvicina al mondo del vino, indicando una tendenza verso consumatori più giovani.
L’importazione di vino in Kazakistan non è particolarmente problematica a livello burocratico. Il passaggio attraverso la dogana è generalmente senza intoppi. Tuttavia, sorge un problema relativo alla verifica dell’autenticità delle bottiglie, poiché manca un meccanismo ufficiale per prevenire le contraffazioni. Sebbene ci siano quattro aziende di distribuzione, nessuna copre l’intero paese, che è estremamente vasto, con una distanza da Ovest a Est paragonabile a quella da Lisbona a Vienna.
Uzbekistan
In Uzbekistan, il consumo di vino è molto limitato, approssimativamente 0,5 litri per persona, principalmente a causa della preferenza degli abitanti del paese per la vodka. Secondo l’OEC, nel 2021 l’Uzbekistan ha importato vini per un valore di 2,1 milioni di dollari, evidenziando un consumo estremamente ridotto.
Tuttavia, si stanno osservando dei mutamenti. Negli ultimi dieci anni, il Governo ha optato per sostenere i produttori locali, focalizzandosi principalmente sulla Valle di Fergana. Questo ha portato a una riduzione delle restrizioni sulle importazioni, permettendo così un incremento della varietà di vini disponibili nel paese. La Francia, come in molti altri contesti a livello mondiale, gode di un vantaggio considerevole poiché numerosi produttori francesi sono già presenti sul mercato.
Un’opportunità promettente è rappresentata dai vini privi di alcol, poiché molti uzbeki desiderano consumare vino, ma le loro convinzioni religiose lo impediscono. In aggiunta, mentre gli individui di età superiore ai sessant’anni tendono a preferire la vodka, i giovani sono maggiormente inclini a consumare cocktail e vino. Di conseguenza, si assiste a una crescente apertura di locali enogastronomici, specialmente a Tashkent.
Secondo la Banca Mondiale, il PIL dell’Uzbekistan è cresciuto del 5,6% nel 2023 e il tasso di povertà è diminuito del 14% nel 2022. La posizione strategica lungo la Via della Seta conferisce al paese un considerevole potenziale turistico, che sta iniziando ad essere sfruttato.
Azerbaigian
L’Azerbaigian detiene un notevole potenziale nel campo vinicolo. Attualmente, il consumo di vino pro-capite si attesta a 1 litro all’anno. Secondo Lebedev, le statistiche ufficiali non sono del tutto affidabili poiché il governo musulmano tende a mantenere segreta la quantità di alcol consumata nel paese.
Posizionato nel Caucaso meridionale, l’Azerbaigian ha una solida connessione storica con il vino, vantando ampie aree viticole e aspirando a diventare un importante esportatore di vino. Inoltre, l’Azerbaijani Tourism Board sta attivamente promuovendo l’enoturismo.
Nonostante i paesi dell’Asia centrale non siano ancora mercati vinicoli completamente sviluppati, le prospettive per le aziende vinicole disposte a investire sono molteplici, specialmente nel settore dei vini privi di alcol.
Considerando la crescita delle economie e delle infrastrutture turistiche nella regione, gli operatori del settore italiano dovrebbero seriamente valutare l’opportunità di espandere la loro presenza. I produttori francesi che hanno già intrapreso questa strada con successo.
Fonti: meiningers-international – Winemeridian