É il ritorno del falsificatore di vini di lusso: Aleksandr Lugov, già noto per essere stato condannato nel 2017 per la falsificazione di prestigiosi vini, tra cui il rinomato Domaine de la Romanée-Conti (DRC), è stato nuovamente arrestato in Italia dopo sette anni.
L’arresto
Il 26 settembre, sei persone sono state fermate all’aeroporto di Milano Malpensa, tra cui Lugov, un 40enne di origine russa già coinvolto in casi di contraffazione di vini di lusso. Secondo quanto riportato dalle autorità francesi, le forze dell’ordine italiane hanno sequestrato migliaia di etichette false e strumenti per la produzione di vini contraffatti, con un valore complessivo stimato in circa 2 milioni di euro.
Per comprendere la portata della truffa, basta considerare che, secondo Wine-Searcher, una bottiglia da 750 ml di Domaine de la Romanée-Conti ha un prezzo medio di 24.690 dollari. Nei mercati d’asta, questo valore può arrivare a superare di dieci volte tale cifra: nel 2018, due bottiglie di DRC annata 1945 furono vendute all’asta da Sotheby’s a New York per cifre straordinarie, 496.000 e 558.000 dollari rispettivamente.
L’indagine
L’indagine, frutto di una collaborazione tra le autorità francesi e italiane, mirava a smantellare una rete criminale internazionale specializzata nella falsificazione e commercializzazione di vini di lusso francesi. Le perquisizioni si sono svolte in Italia, tra Torino e Milano, e in Francia, a Parigi.
Non è la prima volta che Lugov si trova coinvolto in scandali di questa portata. Nel maggio 2017, fu condannato da un tribunale di Digione a quattro anni di carcere, di cui due senza libertà vigilata, e a una multa di 150.000 euro. Oltre a ciò, gli fu ordinato di risarcire la cantina DRC con 300.000 euro, all’interno di un risarcimento totale di 550.000 euro. Lugov era stato accusato di aver venduto circa 400 bottiglie contraffatte di DRC e Domaine Leroy tra il 2012 e il 2014, con un valore complessivo di circa 2,5 milioni di euro.
Il caso del 2017 aveva visto l’arresto di sette sospettati in cinque paesi europei, a dimostrazione dell’ampiezza del network criminale. Lugov si difese dichiarando di non essere consapevole che i vini fossero falsi, negando ogni collegamento con due complici italiani precedentemente condannati in Svizzera nel 2015.
Nonostante molti dei vini falsi prodotti da Lugov siano stati sequestrati, alcuni potrebbero essere ancora in circolazione sul mercato internazionale, rendendo la sua figura centrale nelle indagini sul traffico di vini contraffatti.
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